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Scrive Alberto Bertoni: "Nina Nasilli riconosce il poetare come veicolo primo del sapere occidentale, al di fuori e al di là di qualunque autobiografismo confessionale, ma oltre anche il confine del novecenteseo correlativo oggettivo, con la sua radice simbolista. (...) Prendendo le mosse dalle posizioni, dai punti di vista, dai giochi e dai lapsus, non meno che dagli stupori e dai silenzi pronti a fiorire entro ogni vero trasporto d'intelligenze e corpi in azione, al buio dei nodi anfratti è un libro necessario non soltanto alla storia poetica della sua autrice, ma a tutta la situazione attuale della poesia italiana, per impegno teoretico, polifonia sintattico-verbale e approfondimento culturale dei temi trattati".